Alcoa, si cerca di evitare il fallimento

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Si è svolto stamani, a Roma, l’incontro sul futuro di Alcoa, impresa produttrice di alluminio con lo stabilimento del Sulcis, in Sardegna. Sono a rischio oltre 1500 posti di lavoro, compreso l’indotto. La multinazionale svizzera, Glencore, ha confermato il proprio interesse all’acquisizione dell’azienda, ma si è riservata di fornire le proprie valutazioni entro una settimana. Davanti al Ministero dello sviluppo economico, si è tenuta la protesta dei lavoratori dell’Alcoa. Amedeo Lomonaco ha raccolto alcune testimonianze:

R. – Il 3 staccano gli impianti e siamo a casa, tutti a casa.

D. – Cosa chiedete al governo?

R. – Un altro soggetto che acquisti l’Alcoa.

D. – Si parla di una multinazionale svizzera…

R. – Si è parlato di tanti tanti soldi. Anche l’altra volta è successo così ed era un fuoco di paglia, quindi la gente non ci crede più.

Vertenza di politica industriale

R. – E’ una vertenza di politica industriale, che riguarda l’intera nazione visto che non può decidere una multinazionale americana se e quando deve smettere l’Italia di produrre alluminio primario. Noi riteniamo che il governo italiano debba essere coerente con le dichiarazioni che ha fatto in tutti i tavoli di confronto che abbiamo avuto, quando dichiarava che l’alluminio primario è una produzione strategica alla quale l’Italia non può rinunciare. Non possiamo accettare che lunedì vengano spenti gli impianti, questo è sicuro, e faremo tutto il possibile. Una multinazionale, e anche l’assenza di una presa di posizione politica, stanno mettendo in ginocchio una regione, stanno facendo scomparire un territorio. Io, i miei colleghi, le organizzazioni sindacali non possiamo prendere in considerazione che questo possa succedere, siamo pronti a tutto.

R. – La nostra situazione in questo momento è drammatica, noi dalla prossima settimana saremo virtualmente sulla strada, non è facile vivere così in un territorio dove altri stabilimenti hanno già chiuso i loro impianti.

Mancanza di alternative

D. – Tutto un territorio che soffre e che non offre alternative…

R. – Il Sulcis Iglesiente è considerata la provincia più povera d’Italia. Nel Sulcis è situato il polo industriale di Portovesme, che dava lavoro a 15 mila persone. Ovviamente, tutte le speranze sono radicate sui pochi impianti e le poche attività che possono dare un po’ di benessere: Carbosulcis e Alcoa in primis, perché sono tra l’altro anche due produzioni legate.

Il prezzo dell’energia

D. – Il problema è anche per voi il prezzo dell’energia…

R. – Chiudere l’Alcoa – che da sola consuma 280 megawatt – significa interrompere la produzione di una centrale elettrica solo per noi. Tutti questi piccoli tasselli, messi insieme, determinano il benessere o la morte di un territorio.

Poche opportunità di lavoro

D. – C’è un’alternativa?

R. – Io sono figlio di un emigrato. Un tempo l’alternativa era quella di fare la valigia e andare a cercare lavoro altrove. Oggi, ti accorgi che non hai nemmeno questa possibilità. Se perdi il posto di lavoro non puoi più fare la valigia e partire, perché non arrivi più da nessuna parte. Questo è il vero dramma.

R. – La pastorizia sta andando male, le altre fabbriche stanno chiudendo, stiamo proprio alla fame. Dicono che il nostro stabilimento non è competitivo, perché l’energia è troppo cara. Allora è ora che il governo trovi le risorse per un’energia che costi meno. Non c’è nessuna alternativa. Io ho un mutuo e se perdo il posto di lavoro cosa faccio?… Poi, se hanno deciso comunque di non fare andare avanti le imprese, che cerchino per noi qualche altra alternativa di lavoro, perché noi non possiamo più andare avanti così.

Foto:

By Brian Stansberry [CC BY 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by/4.0)], from Wikimedia Commons

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