Afghanistan, 10 milioni chiamati al voto

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Afghanistan oltre 10 milioni di persone sono chiamate domani all’appuntamento con le urne per le elezioni presidenziali. Si tratta della prima consultazione libera e democratica nella storia del Paese. I candidati sono 18 ed il favorito è l’attuale presidente ad interim, Hamid Karzai, che ha l’appoggio dell’etnia Pashtun. Sui recenti sviluppi storici in Afghanistan e sul significato di queste elezioni, organizzate dalle Nazioni Unite, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

Situato in una posizione strategica dell’Asia centrale, l’Afghanistan ha sempre pagato a caro prezzo la sua condizione di Stato cuscinetto: conflitti ed occupazioni, la cruenta guerra civile che seguì il ritiro dell’armata russa nel 1989 e l’ascesa del movimento dei Talebani, provenienti dalle scuole coraniche sunnite del Pakistan, hanno caratterizzato la recente storia del Paese. Uno Stato segnato dall’inquietante legame tra il regime dei Talebani e la rete terroristica di Al Qaeda, responsabile di una sanguinosa campagna antiamericana. Il culmine di questa serie di azioni contro gli Stati Uniti viene raggiunto la mattina dell’11 settembre 2001 con i drammatici attacchi alle Torri gemelle. La reazione americana e degli alleati è decisa: dopo mesi di bombardamenti, viene deposto il regime del Mullah Omar e dei Talebani, accusati di nascondere in Afghanistan il leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden.

Ora il Paese è chiamato, per la prima volta, all’elezione diretta del presidente. Il principale antagonista del superfavorito Karzai è l’ex ministro dell’educazione, Yunus Qanuni, che tre anni fa ha sostenuto le truppe statunitensi nella cacciata dei Talebani. L’esito della consultazione, che si svolgerà sotto la protezione di circa 30 mila soldati stranieri, si conoscerà tra due settimane.

70% della popolazione afghana analfabeta

La popolazione afghana, circa 25 milioni di persone delle quali il 70 per cento analfabete, è chiamata ad esprimere un voto che potrebbe avere importanti ripercussioni mondiali. Il risultato che uscirà dagli oltre cinquemila distretti elettorali sparsi tra i deserti ricchi di petrolio, tra le verdissime montagne del nord e tra le catene montuose del sud precederà infatti quello delle presidenziali del prossimo 2 novembre negli Stati Uniti e delle elezioni previste in Iraq a gennaio. E come l’Iraq anche l’Afghanistan ha problemi di sicurezza.

Vigilia funestata da violenze

La vigilia della consultazione, che si terrà alla presenza di 300 osservatori internazionali è stata caratterizzata dalle violenze: nelle ultime 24 ore sono stati sparati in diverse aree del Paese, senza causare vittime, una ventina di razzi. Due di questi sono caduti nei pressi della sede del comando americano della forza militare multinazionale, a poche centinaia di metri dall’ambasciata americana a Kabul.

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