Sforzi in Israele per formare nuovo governo

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

In Israele, il presidente Moshe Katsav ha convocato, per domani pomeriggio, il premier ad interim Ehud Olmert per affidargli l’incarico di formare il nuovo governo. Olmert ha confermato, inoltre, di aver raggiunto un’intesa con i laburisti tesa ad avviare i negoziati per la composizione del prossimo esecutivo di coalizione. Intanto, vasta eco ha ricevuto in Medio Oriente la lettera inviata dal ministro degli Esteri palestinese, Mahmud Zahar, al segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Nel testo, che non contiene comunque un riferimento esplicito al riconoscimento dello Stato ebraico, si afferma che il nuovo governo controllato da Hamas è disposto a convivere fianco a fianco con i propri vicini.

Intervista con la prof. Marcella Emiliani:

Quale significato si può attribuire a questa lettera? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Sviluppo Politico del Medio Oriente all’università di Bologna:

R. – E’ senz’altro un passo molto positivo. Non dimentichiamoci che nel manifesto costitutivo di Hamas è ancora in piena evidenza lo scopo di Hamas: distruggere lo Stato d’Israele. E’ evidente, però, che questo è uno slogan che poteva funzionare in un momento di lotta per conquistare il potere. Adesso che Hamas è una forza di governo, il gruppo radicale deve muoversi politicamente. Questo è il primo passo per arrivare ad una convivenza con Israele.

Hamas e comunità internazionale

D. – Comunque i rapporti tra Hamas e la comunità internazionale restano ambigui. Il premier palestinese Ismail Haniyeh ha definito, infatti, razzista l’Occidente denunciando un doppio standard…

R. – Credo che con Hamas al potere il doppio standard sia difficilmente eliminabile. Non dimentichiamoci che Hamas deve anche “soddisfare” una parte dell’opinione pubblica palestinese che è sinceramente, profondamente arrabbiata per anni e anni di occupazione militare israeliana. L’importante è che Hamas non si arrocchi solo su vecchie posizioni.

Ipotesi coalizione

D. – In Israele, intanto, si preannuncia una coalizione tra laburisti e centristi. Quale significato può avere questa coalizione per il Medio Oriente?

R. – La cosa interessante è vedere il gioco dialettico tra Kadima e il partito laburista. Bisogna vedere se si vuole comprendere o escludere i palestinese nel cammino verso la pace. Quello che si è messo in moto è un processo estremamente sfumato, estremamente delicato, che sta modificando profondamente il quadro di riferimento sia in campo palestinese, sia in campo israeliano.

Piano di pace unlaterale

D. – Il premier ad interim israeliano, Ehud Olmert, ha proposto un piano di pace unilaterale. Questo piano è effettivamente realizzabile?

R. – Israele si è messa nelle condizioni di potersi ritirare unilateralmente. Poi, dovrà rivedere il rapporto con i palestinesi; le due comunità non possono, così intersecate, vivere in due mondi separati come monadi che non hanno nulla da dirsi l’una con l’altra. Quindi, sulla carta, una pace unilaterale è certamente comprensibile. Ma sarebbe preferibile, però, che si arrivasse ad una pace dopo negoziati tra le parti.

Foto:

צילום: איציק אדרי [CC BY 2.5 (https://creativecommons.org/licenses/by/2.5)], via Wikimedia Commons

 

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