Caso Terry Schiavo: staccate le sonde

© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Alla fine di un lungo braccio di ferro giuridico e politico, i tubi per l’alimentazione di Terry Schiavo sono stati rimossi. La donna, che ha 41 anni, si trova in coma da quando, nel 1990, ha avuto un collasso seguito da un grave squilibrio di potassio. Dopo la lunga interruzione dei battiti cardiaci, il cervello ha subito danni gravissimi. Ma a peggiorare la situazione di Terry hanno influito anche le non adeguate cure dei medici, condannati a pagare 700 mila dollari. Su questa decisione Amedeo Lomonaco ha intervistato il presidente del Comitato italiano di bioetica, Francesco D’Agostino:

R. – E’ una decisione terribile. Anche se queste patologie, come quella che ha colpito la Schiavo, sono a bassa probabilità di recupero, non possiamo negare in linea di principio che questi malati possano riprendere coscienza. Di fronte a questo dato di fatto c’è un unico dovere in bioetica: prenderci comunque cura del malato.

Sulla vicenda informazioni lacunose

D. – Per quanto riguarda le informazioni su questa vicenda, c’è mancanza di completezza?

R. – Ci sono indicazioni molto strane. In questo caso c’è un conflitto tra il marito della Schiavo ed i genitori della donna, che hanno dichiarato esplicitamente di essere pronti a farsi carico di ogni cura a favore di Terry. Io non riesco a capire perché il marito non abbia risolto la questione rinunciando alla tutela sulla moglie, trasferendola ai suoceri. Avrebbe risolto con molta semplicità un caso che è sicuramente controverso.

Dibattito su eutanasia

D. – La frattura tra il marito e i genitori di Terry Schiavo ripropone all’interno della società la profonda spaccatura sull’eutanasia?

R. – Si. Probabilmente, ripropone anche il grandissimo problema dei limiti dei poteri dei tutori di soggetti non coscienti. Evidentemente, l’individualismo galoppante degli Stati Uniti ha dilatato i poteri dei tutori fino al punto di consentire loro di staccare la spina. I tutori, invece, dovrebbero tutelare le persone in coma persistente.

Terry Schiavo morirà per inedia

D. – I medici hanno detto che la donna è in grado di respirare, ma non di deglutire e quindi morirà per inedia nel giro di una o due settimane. Eutanasia in questo caso vuol dire anche agonia…

R. – Sì, ed è un’agonia, almeno dal punto di vista simbolico, chiaramente atroce. Questa scelta per un’agonia che potrebbe durare anche due settimane è veramente angosciosa e raccapricciante.

Non c’è stato accanimento terapeutico

D. – In definitiva, per questo caso si può parlare di accanimento terapeutico?

R. – Assolutamente no. Se Terry Schiavo fosse tenuta in vita da macchinari molto sofisticati, allora potremmo davvero dire che la sua vita dipende da un vero e proprio accanimento. Ma Terry ha bisogno semplicemente di essere alimentata. E l’alimentazione non è una procedura tecnologica né complessa né raffinata. Non si può parlare di accanimento, quindi, in riferimento al dare da mangiare e da bere ad un soggetto in coma persistente.

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