Sono 20 gli operatori pastorali uccisi nel corso dell’anno

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Sono 20 gli operatori pastorali uccisi nel 2008. Si tratta di un arcivescovo, 16 sacerdoti, 1 religioso e 2 volontari laici. E’ quanto emerge dal dossier di fine anno pubblicato dall’agenzia Fides che sottolinea come anche nel 2008 sia stata l’Asia il Continente con il più alto numero di operatori pastorali assassinati. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

Duemila anni dopo San Paolo, anche nel 2008 testimoni e martiri ricordano l’unica forza che supera l’odio e la violenza, l’amore per Cristo. Camminando per le strade del mondo, spinti dall’annuncio della Buona Notizia, si possono sperimentare anche prove durissime, come la discriminazione, la persecuzione e perfino la morte. Tra quanti hanno consacrato la loro vita, c’è chi ha testimoniato l’amore per Cristo in situazioni e contesti profondamente diversi. Testimone di questo amore è stato in Iraq, Paese sconvolto dalla guerra, mons. Rahho, arcivescovo caldeo di Mossul, rapito dopo la celebrazione della Via Crucis e poi ucciso. In altri Stati, come in Venezuela e in Colombia, l’orrore della violenza ed il dramma della povertà sono sullo sfondo degli assassinii di padre Orellana Hidalgo, trovato cadavere nella sua casa a Caracas e di padre Jiaime Ossa Toro, accoltellato a Medellín.

Omicidi in apparenti tentativi di rapina

Molti operatori pastorali sono stati uccisi in apparenti tentativi di rapina, come padre Brian Thorp assassinato nella sua parrocchia a Lamu, in Kenya. Altri sono morti perché opponevano tenacemente l’amore all’odio. Tra questi, c’è padre Bernard Digal, una delle vittime dell’ondata di violenze anticristiane compiute da estremisti indù nello Stato indiano dell’Orissa. Altri ancora sono stati assassinati mentre erano immersi nella preghiera, come padre Reynaldo Roda, raggiunto da colpi di arma da fuoco nella cappella di una missione nelle Filippine, dove poco prima aveva recitato il Santo Rosario.

Eroi della speranza

Tutti – sottolinea l’agenzia Fides – “senza eroismi o proclami solenni, non hanno esitato a mettere quotidianamente a rischio la loro vita per non far mancare a quanti li circondavano il soffio vitale della speranza”. Lo hanno fatto in Paesi segnati da tragiche divisioni come lo Sri Lanka, terra scossa da continui scontri tra esercito e ribelli. Qui è stato ucciso padre Xavier Karunaratnam, che si è sempre impegnato per fornire assistenza psicologica alle vittime del conflitto. Nella martoriata Repubblica Democratica del Congo ha trovato la morte anche il volontario laico Boduin Ntamenya, originario di Goma, ucciso mentre stava svolgendo il proprio lavoro in una zona di guerra.

Anche tanti militi ignoti della grande causa di Dio

Ci sono poi vittime della follia omicida. E’ il caso di due sacerdoti gesuiti, padre Otto Messmer e padre Victor Betancourt, uccisi nella loro abitazione a Mosca da uno psicopatico. All’elenco si deve poi aggiungere la lunga lista di tanti dei quali forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta – come ha affermato Giovanni Paolo II – di quella “nube di militi ignoti della grande causa di Dio”, senza i quali la Chiesa e il mondo sarebbero enormemente impoveriti.

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