Udienza di Giovanni Paolo II ai vescovi filippini

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© Amedeo Lomonaco, Radio Vaticana ●

Solo attraverso l’autentica sequela di Cristo, basata sull’amore e la solidarietà, “le Filippine potranno risolvere il preoccupante dualismo tra la fede e la vita che flagella tante società moderne”. Lo ha affermato il Papa nel discorso rivolto stamani al secondo gruppo di vescovi delle Filippine in visita ‘ad limina’.

 

Dopo aver già sviluppato il tema della Chiesa dei poveri nelle osservazioni rivolte al primo gruppo di presuli, il Papa ha focalizzato la propria attenzione su una seconda priorità: “quella di diventare un’autentica Comunità di discepoli del Signore”.

Il Santo Padre ha sottolineato come “la regolare presenza alla Santa Messa domenicale, la partecipazione costante alle attività ed alle festività della parrocchia, la particolare devozione a Maria ed il notevole numero di santuari presenti nelle Filippine siano solo alcuni esempi della ricca eredità cristiana che costituisce una parte integrante nella vita e nella cultura del Paese asiatico”. “Ma nonostante questi aspetti positivi – ha osservato il Papa – permangono ancora alcune contraddizioni fra i cristiani e nella società filippina nel suo insieme”. Giovanni Paolo II ha quindi spiegato che tali incongruenze “possono essere superate soltanto con una completa apertura allo Spirito di Cristo, andando nel mondo e cambiandolo in una cultura di giustizia e di pace”. “Il compimento di questi nobili obiettivi – ha proseguito – rende necessario un profondo impegno nel preparare i fedeli laici ad essere discepoli di Cristo nel mondo”.

Preparazione dei laici

“Ed uno dei maggiori contributi che la Chiesa può dare per garantire una solida preparazione dei laici – ha  affermato il Papa – è quello di assicurare che i seminari e le case religiose offrano ai futuri preti un’adeguata formazione”. Analizzando i molteplici aspetti della formazione, il Santo Padre ha messo in risalto la preparazione umana, “che aiuta il seminarista a vivere e ad interiorizzare le virtù sacerdotali”, quella intellettuale, “che si concentra sullo studio approfondito della teologia e della filosofia”, la formazione pastorale, “che consente di applicare i principi teologici” e quella spirituale, “che sottolinea la necessità della regolare celebrazione dei Sacramenti, specialmente del Sacramento della penitenza”.

Secolarizzazione dilagante

Rispondendo all’indirizzo dell’arcivescovo di Cebu, il cardinale Vidal, sull’impegno dei vescovi filippini nel rinnovare il clero ed il laicato, il Papa ha poi espresso i propri timori per una estensione del processo di secolarizzazione anche al sacerdozio. “Il clero di oggi – ha raccomandato Giovanni Paolo II – deve essere attento a non adottare una visione secolare del sacerdozio come una ‘professione’, una ‘carriera’ per guadagnarsi da vivere ma deve considerarlo come una vocazione, un servizio di amore che abbracci il prezioso dono del celibato”.

Celibato e stile di vita

Ricordando che “il celibato è una parte integrante della vita interiore ed esteriore di un prete”, il Papa ha inoltre messo in risalto come lo stile di vita di alcuni sacerdoti sia stato “tristemente” una “controtestimonianza e come lo scandaloso comportamento di pochi abbia minato la credibilità di molti”. “L’essere veri discepoli – ha affermato – richiede amore, compassione ma allo stesso tempo stretta disciplina nel servire il bene comune”. “Siate sempre giusti – ha concluso – e sempre misericordiosi”.

 

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